Roma e il Motorismo Storico con Stefano Pandolfi, Stefano d'Amico e Franco Carmignani che raccontano gloriosi momenti del motorismo storico da rivivere con gli appassionati.
Stefano Pandolfi
Presidente di “Orgoglio Motoristico Romano”
Nel mondo dei motori l’Italia è stata sempre protagonista sin dagli albori della loro storica scoperta. Grandi marchi sono nati nel nostro paese Alfa Romeo, Maserati, Ferrari, Lancia, Lamborghini, Fiat, Abarth ecc. grazie alla genialità dei loro progettisti, che hanno portato nella leggenda i loro nomi, facendo sognare appassionati di tutto il mondo, e i loro piloti che quei bolidi hanno condotto alla vittoria sulle piste e sulle strade mondiali.
E con essi tutta una serie di grandi designer o carrozzieri che hanno contribuito a render celebre ed eccelso “il fare italiano”. A questo mondo motoristico anche Roma ha dato un notevole contributo di uomini e progetti, nomi e fatti che la storia ha ingiustamente un po’ dimenticato.
Sin dagli anni ‘30 infatti nasce l’avventura dei piloti romani con eccellenti interpreti come Piero Taruffi, per proseguire con Luigi Musso, poi con Ignazio Giunti e Gian Luigi Picchi, fino ai tempi più recenti di Elio de Angelis, Andrea de Cesaris, Emanuele Pirro e Giancarlo Fisichella che, insieme a Riccardo Patrese, Bruno Giacomelli, Alessandro Nannini, Jarno Trulli e altri, hanno costituito la formidabile pattuglia di piloti italiani in Formula 1.
“Orgoglio Motoristico Romano” restituisse conoscenza e onori a quanto la nostra Città Roma Capitale ha portato motorismo storico, creando un punto di contatto e di incontro tra il passato e il futuro con manifestazioni che diano nuovo lustro allo sport motoristico italiano.
Stefano d'Amico
Storico dell’Automobile già manager in importanti aziende di Stato, ENI ed IRI. Autore di vari libri, in particolare sull’Alfa Romeo. È stato Presidente del Registro Italiano Alfa Romeo per circa 40 anni. Ha ricoperto vari incarichi in ACI/CSAI e FIA nelle rispettive commissioni storiche, è stato vice Presidente ASI. Consulente per la ristrutturazione del Museo Alfa Romeo e del comparto storico della Casa.
Stiamo tutti vivendo tempi difficili che allontanano l’uomo dal pensiero e dall’entusiasmo sottraendolo alla conoscenza e soprattutto alle sue passioni.
È raro quindi trovare oggi persone come Stefano Pandolfi animate da sentimenti veri e desiderio di sapere. Sentimenti che lo hanno indotto a organizzare questa iniziativa che esalta la memoria e restituisce il dovuto lustro a una città che ha dimenticato di essere Capitale.
Capitale nella storia, nella cultura, ovviamente nell’arte, nella scienza e persino nella Fede. Ma anche nei motori. Storia, arte, cultura le conosciamo tutti. Per la Fede abbiamo 2000 anni di Chiesa cattolica qua vicino. Per la scienza basta solo ricordare il gruppo dei fisici di via Panisperna… Fermi, Amaldi, Maiorana, Pontecorvo,… che tutto il mondo ci ha invidiato e sottratto.
E per parlare di motori ci si dimentica che negli anni antecedenti all’ultimo conflitto mondiale a Roma e dintorni, si sperimentavano nuove tecnologie che hanno portato a scoperte rivoluzionarie poi diventate preda di guerra degli alleati vincitori. A Guidonia il Centro Sperimentale dell’Aereonautica realizzò nel 1927 la prima galleria supersonica. La Marina Militare sulla Pontina realizzò il Centro Esperienze Idrodinamiche, il primo al mondo, negli anni ‘60.
I record conquistati da tecnici e piloti romani erano all’ordine del giorno. Numerosi i record aeronautici negli anni ‘30: nella velocità con l’idrocorsa Macchi Castoldi; in altezza con il piccolo CNA a oltre 8000 metri. Grandi sfide e grandi successi dovuti in massima parte alla genialità “romana”. Bello ricordare la moto Rondine, una 500 4 cilindri, del conte Giovanni Bonmartini con cui Taruffi fece suoi vari record di velocità.
La Rondine, venduta nel dopoguerra alla Gilera, conquistò vari titoli mondiali. A Roma c’era anche la Caproni nella palazzina liberty a fianco del ministero Difesa Marina ove si sono progettate macchine volanti avanzatissime e nel vicino viale delle Milizie si costruivano i dirigibili tra cui il Norge e l’Italia del Comandante Nobile, quello della sfortunata spedizione al Polo Nord.
Nella capitale si sono disputate corse spettacolari dal Circuito dell’Impero divenuto poi di Castel Fusano al Gran Premio Roma che ha visto la prima vittoria della Ferrari. A Roma ci sono sempre stati piloti fortissimi, in auto, moto e motoscafi. Piloti che hanno vinto ovunque. E dietro a loro c’erano altrettanti preparatori estrosi e formidabili i cui motori hanno molto spesso messo in difficoltà le case ufficiali.
Non si finirebbe mai di raccontare di uomini della nostra città e delle loro gesta entrati nella leggenda dei motori. Taruffi, Giunti, De Angelis, De Cesaris e i preparatori Angelini, Gigetto Gilardi, il Sor Gino De Sanctis, Patriarca, e tanti altri che non sono più fra noi.
Personaggi e storie che non devono essere sepolti e meritano di essere ricordati con forza e orgoglio affinché siano la base di rinnovati entusiasmi e riaccendano gli animi dei giovani e meno giovani che potranno trovare in questa iniziativa, che dovrà avere spazi e ambienti per raccogliere memorie e convegni, nuovi stimoli e fonti di conoscenza.
Franco Carmignani
Storico di automobilismo sportivo, nato a Roma il 20 Luglio 1947, laureato in Ingegneria Chimica presso la Sapienza, giornalista e storico dell’automobile. Dal 1968 collabora con la rivista Motor. È stato responsabile della pagina motori del Giornale d’Italia. Ha pubblicato per oltre trent’anni l’annuario Rallyrama e successivamente l’Annuario di Vallelunga. Tra le sue monografie “Peugeot. La mia Africa” (1991), “Vallelunga un Autodromo per Roma” (2002) “I Leoni d’Italia” (2003), “Patriarca un nome, un’epoca, una storia” (2015), “Vallelunga 65 anni tra storia e futuro” (2017), ”I polverosi” (2018),” Campionato Italiano Rally” (2020).
Tutto è iniziato un paio di anni fa con una segnalazione da parte di Stefano D’Amico, che avevo avuto il piacere di ritrovare dopo qualche anno in un convegno storico dell’Ordine Ingegneri, dove ci aveva deliziato con una chiacchierata, macché relazione, sui motori nautici della “sua” Alfa.
Si trattava di dare una mano al suo omonimo Stefano (Pandolfi) che si era infilato in un’impresa letteraria da far tremare i polsi, le corse Alfa Romeo dagli anni venti ai titoli mondiali dell’Alfetta. Ci si incontrava nella stazione di servizio esterna tra autostrada di Fiumicino e Aurelia, nell’intervallo di pranzo, sulle panchine fuori dal bar, eravamo nella bufera COVID, riuscendo a prendere un caffè.
È andata avanti così per un pezzo. Il bello è che man mano che andavo avanti con controlli incrociati sui dati, Stefano riusciva sempre ad implementare l’analisi della poco nota attività sudamericana durante la guerra o le corse scandinave su ghiaccio. Di fronte a tanto entusiasmo è nata una grande simpatia. Mi ha anche accennato all’idea di creare una sede per conservare la storia, aperta soprattutto ai giovani.
Elaborato il progetto, Stefano è riuscito a coinvolgermi di nuovo, beh non era poi difficile perché l’automobilismo romano è fatto soprattutto di passione e di un modo di essere unico. E poi, riuscire a fissare nella storia della nostra città amici come Ignazio, Elio, Andrea e tanti altri, lo considero non solo un piacere ma anche un dovere.